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lunedì 21 marzo 2011

FUMO PASSIVO: Riconoscimento della rendita mensile per inabilità permanente

Con una recentissima sentenza , la Corte di Cassazione ha riconosciuto la possibilità, per i lavoratori affetti da gravi patologie respiratorie, di ricevere una rendita mensile per inabilità permanente se, per anni, sono stati costretti a subìre il fumo passivo dei colleghi nei locali in cui prestavano la propria attività lavorativa, ma solo se si accerti giudizialmente la stretta correlazione tra la malattia insorta nel lavoratore e l’aria insalubre respirata, per anni, durante l’orario di lavoro. E ciò grazie alle ultime conoscenze mediche di settore che, oggi più che mai, tendono ad analizzare - attraverso un’anamnesi lavorativa e patologica del paziente- la stretta correlazione tra le più gravi patologie respiratorie croniche (sempre più diffuse in quest’ultimo periodo) con la prolungata esposizione al fumo passivo durante le lunghe giornate lavorative.

domenica 20 marzo 2011

Perchè i soldi per la guerra ci sono?

Sembra assurdo che i governanti di tutte le nazioni trovano sempre i soldi, tanti soldi, per fare la guerra quando soldi per le esigenze dei governati non ce ne sono. Sa di beffa vedere i politici piangere per le casse dello Stato vuote facendoci credere che l'aumento delle tasse sia un obbligo e poi vederli fare la guerra senza troppi pensieri. Con ciò non voglio dire che le guerre sono inutili, anzi alle volte sono l'unica soluzione, ma il dubbio è lecito.   

sabato 19 marzo 2011

venerdì 18 marzo 2011

ITALIA ASSOLTA a Strasburgo sul Crocefisso nelle aule.

La Corte europea per i diritti dell'uomo ha detto no alla tesi della violazione dei diritti umani

Finalmente la Corte di Strasburgo si pronuncia sul ricorso di una cittadina italiana di orgine finlandese, che contestava la presenza del crocefisso nella scuola pubblica italiana. La Grande Camera della CEDU ha dato ragione all'Italia nella causa «Lautsi e altri contro Italia» sulla presenza del crocifisso nelle aule delle scuole pubbliche. Dunque, la presenza di crocifissi nelle classi non viola il diritto all'istruzione.  la Corte ha concluso che «nel decidere di mantenere il crocifisso nelle aule delle scuole pubbliche frequentate dai bambini della ricorrente, le autorità hanno agito nei limiti e nel quadro di cui dispone l'Italia prevedendo l'obbligo di rispettare il diritto dei genitori di assicurare la formazione secondo le loro convinzioni religiose e filosofiche».

domenica 13 marzo 2011

dott. Fabio Rizzo: Risarcimento per l'eccessiva durata del processo.

Cos'è ?Al 31 dicembre 2008 sono pendenti presso la Corte europea dei diritti dell’uomo 2600 ricorsi a carico dell’Italia per irragionevole durata dei giudizi e alla stessa data sono ben 37.903 i decreti emessi dalle varie Corti di Appello dall’entrata in vigore della Legge 89/01, con un esborso complessivo di ottantuno milioni di euro.
La Legge del 24 marzo 2001, n. 89, denominata comunemente “legge Pinto”, ha introdotto nel nostro ordinamento giuridico statale uno strumento che consente un’equa riparazione a chi è stato coinvolto in un processo – civile, penale, amministrativo, pensionistico, militare o, a certe condizioni, tributario – per un periodo di tempo considerato irragionevole, cioè troppo lungo.
Qual è la ragionevole durata del processo ?
In generale i Giudici italiani hanno fissato la durata ragionevole del processo in primo grado in tre anni. Per il secondo grado, invece, la durata ragionevole è stata indicata in due anni ed in uno per i gradi successivi.
N.B. La Giurisprudenza della Corte Europea ha acclarato ragionevole la durata media del processo di primo grado se contenuta in tre anni (due anni e sette mesi se trattasi di cause di lavoro o di status).

Chi può ricorrere ?
Chiunque nel processo abbia assunto la qualità di parte processuale (attore o convenuto), a prescindere dall’esito della lite per la parte ricorrente sia che essa perda, vinca o concili la lite davanti ai giudici nazionali.

Cosa risarcire ?
L'equa riparazione prevede il risarcimento di danni sia patrimoniali che non patrimoniali.
In relazione ai primi, occorre dimostrare che il lungo iter processuale, di cui si lamenti l'eccessiva durata, abbia causato specifici danni al patrimonio (ad esempio, la perdita di reddito, ovvero l'impossibilità di acquisire proventi).
Per quanto riguarda, invece, i danni non patrimoniali, la Corte di Cassazione si è adeguata alla giurisprudenza della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo, la quale conferma che, in tema di equa riparazione, “ai sensi dell'art. 2, della Legge 24 marzo 2001, n. 89, il danno non patrimoniale è conseguenza normale, ancorché non automatica e necessaria, della violazione del diritto alla ragionevole durata del processo, di cui all'art. 6 della Convenzione Europea per la salvaguardia dei diritti dell'uomo e delle libertà fondamentali”.
In sintesi: poiché il danno non patrimoniale costituisce una conseguenza della violazione, è normale che l'irragionevole lunghezza di un processo produca, nella parte coinvolta, afflizioni, ansie, sofferenze morali che non occorre dimostrare. Le conseguenze non patrimoniali, quindi, possono ritenersi presenti senza il bisogno di alcuna prova relativa al singolo caso.

Qual è l'importo dell'indennizzo ?
La giurisprudenza, in tema di equa riparazione, ha stimato il danno non patrimo-niale nelle cifre comprese tra i 1.000/1.500 € di indennizzo per ogni anno di ritardo rispetto alla durata ragionevole del processo.
La risultante di questo primo calcolo costituisce solo la base di partenza della valutazione e può subire un ulteriore aumento di € 2.000,00 in relazione all’importanza della materia oggetto del contendere (diritto del lavoro, stato e capacità delle persone, pensioni, procedure particolarmente gravi in relazione alla salute o alla vita delle persone) e a seconda della Corte territoriale competente.

Quali i termini ?
Il ricorso per equa riparazione va presentato entro 6 mesi dal passaggio in giudicato della sentenza che definisce il processo. Scaduti i sei mesi, la parte è considerata decaduta dal proporre il ricorso.
Il risarcimento può essere chiesto anche a processo ancora pendente. In questo caso verrà fatta una prima liquidazione e, se il processo poi non terminerà entro un tempo ragionevole, potrà presentarsi un secondo ricorso per l’ulteriore “segmento” temporale di irragionevole durata, che darà luogo ad una seconda ed ulteriore liquidazione.

Quali i tempi per il ristoro ?
In media, dal momento della proposizione del ricorso introduttivo a quello del concreto recupero dell’indennizzo, compresa la fase esecutiva, trascorre generalmente un lasso di tempo di circa 18 mesi.
Naturalmente i tempi dipendono dalla rapidità con cui le Corti d’Appello, dislocate sul territorio nazionale, provvedono alla fissazione dell’udienza ed al deposito del provvedimento conclusivo della procedura.
Se il Ministero non provvede volontariamente al pagamento delle somme, si potrà agire esecutivamente per il recupero forzoso del proprio credito.

Quali i costi ?
In caso di affidamento della pratica, il sistema tariffario che solitamente si utilizza è quello del patto di quota lite, con un piccolo acconto unico iniziale, chiedendo il compenso in percentuale solo al momento del recupero effettivo della somma e nulla in caso di rigetto della domanda.
Chi ha diritto al gratuito patrocinio, può chiederlo ed ottenerlo anche per i ricorsi per equa riparazione.

Pretendi il rispetto dei tuoi diritti: rivolgiti alla CEDU (corte europea dei diritti dell'uomo)

I cittadini dell’Unione europea, nel caso in cui ritengano violati i propri diritti, possono ricorrere alla Corte dei diritti dell’uomo, con sede a Strasburgo. I diritti sanciti nella Convenzione e tutelati dal Tribunale di Strasburgo sono parecchi, ma si può richiedere l'intervento della Corte solo quando sono esaurite le vie di ricorso interne.

Il tribunale di Strasburgo è la più importante istituzione di tutela giuridica dei diritti dell'uomo a livello europeo. Ogni singolo cittadino dell'Europa unita può rivolgersi alla Corte per lamentarsi dell’eventuale lesione dei diritti sanciti dalla Convenzione. Questa istituzione però non si occupa dei ricorsi diretti contro privati o contro istituzioni private.

Ecco, per esempio, alcuni casi si può ricorrere al Tribunale di Strasburgo
  • la lentezza cronica dei processi nazionali, cioè se vogliamo che il processo in cui siamo coinvolti sia risolto entro un tempo ragionevole
  • per trattamenti disumani o degradanti
  • per far valere il diritto alla libertà di espressione
  • per tutelare la privacy della propria vita privata e familiare e della propria corrispondenza 
Tra i Paesi più condannati a Strasburgo, per la lentezza dei processi giudiziari, al primo posto c’è proprio l’Italia e per lo stesso motivo la Russia, la Francia, Polonia e Turchia. Anche se per quest’ultimo Paese le condanne che pesano maggiormente sono quelle "pesanti", cioè torture inflitte agli oppositori curdi, violazione del diritto alla vita e dei principi basilari della democrazia, come per esempio la libertà di espressione

Il rispetto dei diritti umani garantito dall'avvocato italiano.

Una delle principali realizzazioni dell’Unione europea è stata la creazione di un vasto spazio senza frontiere, all’interno del quale i cittadini sono liberi di circolare senza essere soggetti a controlli alle frontiere. I cittadini europei sono liberi di scegliere in quale paese dell’Unione europea stabilirsi e lavorare.
Perché sia possibile godere appieno di queste libertà, l’Unione europea deve gestire efficacemente le sue frontiere esterne. Le sue autorità giudiziarie e le sue forze di polizia devono inoltre operare in stretta collaborazione per assicurare che, in qualsiasi paese dell’Unione europea, i cittadini europei godano della stessa protezione dalla criminalità, abbiano lo stesso accesso alla giustizia e possano esercitare pienamente i loro diritti.
L’Unione europea sta sviluppando una politica più coordinata in materia di asilo e immigrazione affinché i richiedenti asilo siano trattati equamente e gli immigrati che risiedono legalmente nell’Unione europea siano integrati nelle società europee. Sono inoltre in via di adozione iniziative volte ad impedire gli abusi e combattere l’immigrazione clandestina.
Del resto, in un mondo globalizzato, è fondamentale che i paesi dell’Unione europea collaborino efficacemente per combattere la criminalità e il terrorismo.
Tutto ciò garantirà che l’Unione europea sia effettivamente uno spazio unico di libertà, sicurezza e giustizia per tutti.

L'avvocato non può più ignorare questi nuovi scenari!

La CEDU, con la sua giurisprudenza, ci ha insegnato come, in ambito europeo, il diritto interno debba cedere il passo ai suoi insegnamenti; come l'interpretazione che Essa da della Convenzione debba considerarsi "vincolante" e "sovraordinata" rispetto a quella dei nostri giudici; come il diritto internazionale si avvii, sia pure con comprensibile fatica, attraverso un percorso irto di ostacoli, a rappresentare un ordinamento sempre più integrato con gli ordinamenti nazionali, al pari del diritto dell'Unione Europea; come il sistema convenzionale abbia, a ragione, ormai realizzato un proprio spazio giudiziario.

Studio Legale Angela Damico: l’art. 14 comma 5 ter non è ostativo al rilascio del permesso di soggiorno

http://www.corrieresalentino.it/attualita/26147-lart-14-comma-5-ter-non-e-ostativo-al-rilascio-del-permesso-di-soggiorno

Lo stato dei diritti umani in Italia secondo Human Rights Watch secondo Luigi Serino

Human Rights Watch, il mese scorso ha reso nota la sua relazione annuale “Word report 2011”, in cui viene analizzata la questione del rispetto e della salvaguardia dei diritti umani nel mondo. Human Rights Watch è una delle principali organizzazioni internazionali indipendenti e dedica il suo impegno, ormai trentennale, principalmente nella sensibilizzazione dell’opinione pubblica sulle tematiche afferenti ai diritti fondamentali.HumanRightWatch
L'organizzazione newyorkese, nel suo rapporto, descrive la difficile situazione italiana con toni abbastanza critici, evidenziando che razzismo, xenofobia, violenza sono ancora un serio problema per il nostro paese. Il rapporto si concentra infatti sulla discriminazione sessuale, etnica e religiosa che aleggia, spesso con indifferenza, nella vita politica e sociale del Paese.
La disamina parte dalle note e tristi vicende di Rosarno, che a gennaio sfociarono in uno scontro violento fra migranti africani e forze dell'ordine e produsse diversi feriti da entrambe le parti. Infatti, a seguito degli scontri, 11 lavoratori migranti africani rimasero gravemente feriti mentre 10 agenti delle forze dell’ordine e 14 residenti dovettero far ricorso alle cure mediche. A seguito della violenta guerriglia, le cui immagini fecero il giro del mondo, più di mille migranti dovettero, poi, lasciare la città. Va ricordato che la protesta scaturì a causa del ferimento, da parte di sconosciuti, con un’arma ad aria compressa, di alcuni cittadini extracomunitari, già costretti a vivere in penose e disumane condizioni in fabbricati abbandonati e spesso sfruttati, da imprenditori senza scrupoli, nella raccolta delle arance. La difficile situazione di emarginazione e degrado dei lavoratori africani, che le istituzioni conoscevano da tempo, è esplosa con tutta la sua rabbia proprio per il fatto che i diritti dei migranti venivano calpestati quotidianamente. Queste erano persone ridotte in schiavitù, costrette a lavorare nei campi agricoli della piana di Gioia Tauro, il tutto nell’indifferenza generale, fino alla rivolta avvenuta nel gennaio del 2010. Il problema, purtroppo, è che di Rosarno ne è piena l’Italia. Soprattutto il mezzogiorno. La questione di fondo sta dunque nel combattere la piaga dell’indifferenza e del razzismo strisciante nei confronti dei migranti. Persone, uomini, donne e bambini che pretendono ed hanno diritto a condizioni vita migliori e soprattutto a non essere sfruttati.
L’obiettivo del rapporto viene poi focalizzato sulle discriminazioni operate nei confronti delle comunità Rom e Sinti, stipate in campi autorizzati o abusivi, oggetto di "sfratti forzati" e contributi economici affinché abbandonino il paese.
Centrale anche la questione dei respingimenti. In primo luogo, il rapporto dell’organizzazione non governativa newyorkese cita la Corte europea dei diritti dell'uomo ed il Consiglio d'Europa che diverse volte si sono pronunciati contro il trasferimento di sospettati di terrorismo (come Mohammed Mannai, membro di un gruppo jihadista, condannato dal tribunale di Milano, in Tunisia), spesso a rischio di maltrattamenti e violenze nei propri Paesi d'origine. Fortemente criticato il comportamento dell'Italia che ad aprile ha "violato il divieto di respingimento" quando ha intercettato un'imbarcazione carica di migranti, e l'ha rispedita in Libia, senza curarsi del proprio stato psico-fisico, senza verificare se ci fossero persone bisognose di protezione internazionale e senza dar loro la possibilità di chiedere asilo. Comportamento che le autorità italiane avevano tenuto già nel maggio del 2009, quando non concesse il diritto d’asilo ad una dozzina di Eritrei, in fuga da una guerra civile, e li respinse verso la Libia, dove furono “vittime di maltrattamenti e detenzioni illegittime, insieme ad altre centinaia di connazionali".
Infine, l’analisi di Human Rights Watch si concentra sul processo ai poliziotti responsabili delle violenze commesse nel corso del G8 di Genova. A fronte "della condanna di 25 agenti su 29", il ministero dell'Interno "ha comunicato di non volerli sospendere". Dunque, dure condanne sono state fatte anche in riferimento agli episodi del G8 di Genova, proprio per il fatto che il Ministero ha deciso di non sospendere dal servizio gli agenti che sono stati condannati in Appello, dopo essere stati assolti in primo grado, per le violenze commesse contro i manifestanti nella scuola Diaz durante il G8 di Genova.
Questi sono gli episodi più critici sul piano dei diritti umani in Italia, per i quali l’organizzazione non governativa americana ha speso parole non troppo confortanti. Sarebbe, pertanto, da augurarsi un cambio di rotta delle politiche governative, nella speranza che queste mettano definitivamente al centro del dibattito il rispetto e la tutela dei diritti umani, soprattutto con riferimento alle politiche riguardanti l’immigrazione e l’inclusione sociale delle comunità Rom e Sinti.

DUit - Diritti Umani in Italia