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giovedì 28 aprile 2011

UE contro Italia: non può punire con il carcere quei migranti irregolari che non rispettino l'ordine di abbandonare il Paese.

BRUXELLES (Reuters) - La Corte di giustizia dell'Unione europea ha detto oggi che l'Italia non può punire con il carcere quei migranti irregolari che non rispettino l'ordine di abbandonare il Paese.
Secondo la sentenza della Corte Ue, la detenzione rischia di compromettere la politica di allontanamento e di rimpatrio dei cittadini irregolari nel rispetto dei loro diritti fondamentali.
La sentenza della Corte Ue giunge in seguito alla richiesta della Corte d'Appello di Trento su eventuali discrepanze tra la direttiva Ue sul rimpatrio dei cittadini irregolari e la normativa italiana che prevede il reato di immigrazione clandestina, introdotto dal governo del premier Silvio Berlusconi, nel pacchetto sicurezza del luglio 2009.
"La Corte considera che gli Stati membri non possono introdurre (...) una pena detentiva (...) solo perché un cittadino di un paese terzo, dopo che gli è stato notificato un ordine di lasciare il territorio nazionale e che il termine impartito con tale ordine è scaduto, permane in maniera irregolare in detto territorio", si legge in una nota diffusa oggi dalla Corte che sollecita gli Stati membri "ad adoperarsi per dare esecuzione alla decisione di rimpatrio, che continua a produrre i suoi effetti".
Tale pena detentiva "rischia di compromettere la realizzazione dell'obiettivo perseguito dalla direttiva, ossia l'instaurazione di una politica efficace di allontanamento e di rimpatrio dei cittadini di paesi terzi il cui soggiorno sia irregolare nel rispetto dei loro diritti fondamentali".
Un algerino -- entrato illegalmente in Italia e condannato a un anno di reclusione per non aver rispettato l'ordine di lasciare il Paese lo scorso anno -- aveva impugnato la sentenza di condanna davanti alla Corte d'Appello di Trento.
La Corte ha sottolineato inoltre che la direttiva rimpatri non è stata trasposta nell'ordinamento giuridico italiano e ha ricordato che, "in questi casi, i singoli sono legittimati ad invocare, contro lo Stato membro inadempiente, le disposizioni di una direttiva che appaiano, dal punto di vista sostanziale, incondizionate e sufficientemente precise".
http://it.reuters.com/article/topNews/idITMIE73R05520110428

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